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Valgismo e varismo di anca, ginocchio e piede

Scritto da Federico Usuelli | 14-nov-2025 15.00.02

INDICE

In questo articolo andiamo ad approfondire valgismo e varismo dell’arto inferiore.

In parole semplici il valgismo causa una deviazione verso l'interno, mentre nel varismo si nota uno spostamento verso l'esterno.

Ma è impossibile parlare di geografia senza conoscere i punti cardinali.

Allo stesso modo dobbiamo introdurre il concetto di piani per analizzare le deformità degli arti inferiori.

Analisi dell’arto inferiore: i piani di deformità per valgismo e varismo

Quando analizziamo una deformità dell’arto inferiore, dobbiamo pensare su tre piani:

  • Piano sagittale (vista di lato): valuta flesso-estensione e retro/ante-posizionamenti
  • Piano coronale (vista frontale): valuta deviazioni in varo (verso l’interno) o valgo (verso l’esterno).
  • Piano trasversale (vista dall’alto o assiale): valuta rotazioni interne o esterne.

Questa analisi tridimensionale, la cosiddetta “tripla ATE” (Analisi Tridimensionale delle Deformità), è la base per capire come una deviazione si comporta nello spazio.

Diagnosi di valgismo e varismo: perché il carico è fondamentale

L’arto inferiore è il nostro pilastro strutturale: lavora sempre in carico, sostenendo il peso corporeo.

Per questo motivo, le valutazioni devono essere eseguite in posizione eretta: il carico modifica angoli e relazioni articolari, e certe deformità si manifestano solo quando il peso è realmente distribuito sugli arti.

Storicamente, l’ortopedia ha utilizzato:

  • Rx bacino in carico
  • Rx ginocchia in carico
  • Rx piedi e caviglia in carico

Queste radiografie hanno permesso di valutare l’allineamento globale e pianificare interventi di riallineamento, come le osteotomie correttive.

A questo si aggiungeva TeleRx arti inferiori che offriva una prospettiva dell'intero arti e permetteva di studiare eventuali dismetrie.

Dalla radiografia alla TAC in carico: dove guardano clinica e ricerca

Oggi, la TAC in carico sta rivoluzionando la valutazione dell’arto inferiore.

Rispetto alla radiografia:

  • Offre una visione tridimensionale completa dell’intero arto (solo alcuni apparecchi TAC in CARICO permettono l’analisi completa dell’arto inferiore).
  • Tutti i piani sono studiati contemporaneamente.
  • Rivela dettagli articolari e torsionali invisibili alla radiografia tradizionale.

Il vantaggio è enorme.

Torniamo all’esempio della Geografia. La TAC in carico permette di passare das una “prospettiva terrapiattista” ad una terra rotonda e tridimensionale.

Le novità, sempre, risolvono problemi e ne creano di maggiori. Nasce una nuova sfida.

Infatti, per esempio, la  TAC in carico produce molti più dati rispetto a una radiografia (non più solo semplici assi monoplanari  misurabili con matita e righello). Analizzare manualmente decine di misure in tre piani è complesso e richiede tempo.

Ecco perché l’Intelligenza Artificiale sta diventando indispensabile: automatizza le misurazioni, confronta con database di normalità e aiuta il chirurgo a pianificare con precisione.

Valgo e varo: le differenze nell'arto inferiore

Vediamo adesso le principali caratteristiche del varismo e valgismo, nelle articolazioni dell'arto inferiore.

Anca vara e valga

L’anca si valuta soprattutto nel piano coronale, osservando l’angolo cervico-diafisario del femore.

  • Coxa vara: angolo ridotto (<120°), collo femorale più orizzontale; accorcia l’arto e aumenta il carico mediale dell’anca (interno).
  • Coxa valga: angolo aumentato (>135°), collo femorale più verticale; allunga l’arto e sposta il carico lateralmente.

In chirurgia protesica, lo stelo può essere impiantato con orientamento varo o valgo per compensare o correggere difetti anatomici o biomeccanici.

Ecco facilmente spiegato perché un chirurgo dell’anca possa pianificare una protesi d’anca per allungare o accorciare un arto inferiore: è una questione angolare. E’ un obiettivo che invece non è perseguibile in chirurgia protesica di ginocchio e caviglia.

Ginocchio varo e valgo

Nel caso del ginocchio si registrano due condizioni:

  • Ginocchio varo: con un asse meccanico che devia verso l’interno, creando gambe “a O”. Il carico aumenta sul compartimento mediale: un ginocchio varo si rovina al suo interno!
  • Ginocchio valgo: con un asse meccanico che devia verso l’esterno, ovvero le gambe “a X”, con sovraccarico laterale.


A livello osseo sono accompagnati da:

  • Femore varo: inclinazione del collo femorale e della diafisi che porta l’asse distale verso la linea mediana.
  • Femore valgo: asse distale deviato lateralmente.
  • Tibia vara: piatto tibiale inclinato medialmente.
  • Tibia valga: piatto tibiale inclinato lateralmente.

I segmenti scheletrici (femore e tibia) possono essere studiati separatamente, ma quello che conta alla fine è la risultante articolare: il ginocchio è varo o valgo?

Caviglia vara e valga

Anche in questo caso esistono entrambe le condizioni:

  • Caviglia vara: il pilone tibiale è inclinato in modo che il piede punti verso l’interno (bordo esterno più basso). In questi pazienti, più soggetti ad instabilità, la caviglia tende a cedere esternamente a dove appoggia il piede.
  • Caviglia valga: il piede si inclina verso l’esterno (bordo interno più basso), con carico mediale aumentato. In questi pazienti la caviglia tende a cadere internamente al piede.

Retropiede o sottoastragalica vara e valga

Retropiede significa ciò che sta sotto alla caviglia, l'articolazione tra astragalo e calcagno, scientificamente articolazione sottoastragalica. Parliamo di:

  • Retropiede varo: il calcagno è inclinato medialmente, spesso associato a piede cavo.
  • Retropiede valgo: il calcagno è inclinato lateralmente, frequente nel piede piatto.

Alluce varo e valgo

L'alluce è sicuramente fra i casi più frequenti e più conosciuti di valgismo, ma esiste anche la condizione opposta. Riassumendo:

  • Alluce valgo: deviazione laterale dell’alluce verso le altre dita, spesso associata a prominenza mediale della testa del primo metatarso. È la deformità del primo raggio più frequente, soprattutto nella popolazione femminile.
  • Alluce varo: deviazione mediale dell’alluce, più rara, talvolta post-chirurgica o congenita. Quando è congenito è considerato un residuo ancestrale della nostra evoluzione. Infatti, il varismo dell’alluce accentua le capacità prensili rendendo il piede più simile ad una mano, ma meno adatto alla stazione eretta. Talvolta può essere associato a un piede cavo o ad alcune patologie neuromuscolari.



Ginocchio varo e valgo fra fisiologia e patologia

Il ginocchio è una cerniera che deve reggere, ammortizzare e trasmettere le forze tra anca e piede. Come tutte le cerniere, può lavorare “in asse” o con un certo angolo: a volte questo è fisiologico, altre volte diventa patologico.

Nella fisiologia dello sviluppo, il ginocchio attraversa una vera e propria “danza degli assi”:

  • Alla nascita, le gambe sono in varo (gambe a O). È una conseguenza della posizione fetale e della conformazione ossea neonatale.
  • Ai 2-3 anni, i bambini entrano in una fase di valgo (gambe a X). È un passaggio naturale, legato alla crescita e all’adattamento muscolare e legamentoso.
  • Verso i 6-7 anni, gli arti si “allineano” e il ginocchio raggiunge un’angolazione neutra, con una lieve tendenza al valgo fisiologico.

Quando invece il varo o il valgo persistono oltre le età di correzione spontanea, oppure peggiorano con il tempo, si entra nel campo della patologia.

Il ginocchio varo a quali problemi espone?

Il ginocchio varo concentra il carico sulla parte mediale dell’articolazione. Con il passare degli anni, questa asimmetria può portare a:

  • usura precoce della cartilagine interna;
  • meniscopatie mediali (lesione degenerativa del menisco interno);
  • artrosi compartimentale interna;
  • stress cronico del legamento collaterale laterale.

Il varo è particolarmente “ostile” nelle attività ad alto impatto (corsa, sport pivot-stop) perché amplifica le forze compressive interne.

Il ginocchio valgo a quali problemi espone?

Il ginocchio valgo sposta il carico verso la parte laterale. Questo può determinare:

  • usura precoce della cartilagine laterale;
  • meniscopatie laterali;
  • artrosi compartimentale esterna;
  • stress cronico del legamento collaterale mediale.

In alcuni casi, il valgo marcato può influenzare anche la rotula, favorendo instabilità femoro-rotulea e dolore anteriore di ginocchio.

Casi particolari

Esistono inoltre alcune casistiche particolari che riguardano il ginocchio.

Malattia di Blount

È una crescita anomala della tibia prossimale, che provoca un varo progressivo. Compare tipicamente nei bambini piccoli (forma infantile) o negli adolescenti (forma adolescenziale). La diagnosi precoce è fondamentale, perché il difetto peggiora con la crescita e può richiedere correzione chirurgica.

Fratture di femore e fratture di tibia (plateaux tibiale)

Le fratture del femore e di tibia, soprattutto in prossimità dell’articolazione, possono guarire con un difetto di asse: un varo o un valgo post-traumatico. Questi vizi di consolidazione alterano la biomeccanica e, se significativi, aumentano il rischio di artrosi precoce.

Quando sono indicate le osteotomie?

L’osteotomia è una chirurgia che “taglia e riallinea” l’osso per correggere l’asse meccanico.

Le indicazioni principali sono:

  • deformità in varo o valgo sintomatiche e progressive;
  • artrosi monocompartimentale in stadio iniziale, per spostare il carico verso la parte meno danneggiata del ginocchio;
  • vizi di consolidazione post-frattura;
  • correzione di deformità congenite o secondarie a patologie di crescita (come la malattia di Blount).

Le osteotomie vengono eseguite oggi con una chirurgia che è sempre più spesso a PSI (patient specific). Si tratta di strumentari dedicati per il paziente con placca e viti custom made, cioè eseguite su misura.

Esiste anche la possibilità di eseguire osteotomie mediante utilizzo di fissatore esterno, indicato in gravissime deformità o in esiti settici (infezioni). Sono casi che arrivano a guarigione molto tempo dopo rispetto ad una osteotomia stabilizzata con placche e viti.

Lo scopo dell’osteotomia non è solo raddrizzare: è redistribuire il carico per preservare l’articolazione il più a lungo possibile, rinviando (o evitando) la necessità di una protesi.

La scelta di un'osteotomia viene dettata da: entità della deformità ed anni di età del paziente. In un paziente anziano le osteotomie sono sconsigliate e si considera più frequentemente chirurgia protesica (protesi totale o monocompartimentale di ginocchio).

Nel caso di deformità complesse, le osteotomie prossimali di tibia (eseguite a livello del ginocchio) possono essere utilizzate isolatamente o in sinergia ad osteotomia di stali e di calcagno per riallineare un ginocchio patologico e per redistribuire il carico fisiologico sull’intero arto inferiore, ripristinando la posizione ideale del calcagno sotto al ginocchio (visto da dietro).

L'impatto di un ginocchio valgo o varo sulla caviglia

E’ importante comprendere che in fisiologia la caviglia segue il ginocchio.

Quindi, spesso ad un ginocchio varo corrisponde una caviglia vara e avviene lo stesso per il valgo.

I compensi sono invece affidati al retropiede (articolazione sottoastragalica).

Pertanto, distinguiamo diversi morfotipi, alcuni  più favorevoli da un punto di vista biomeccanico, altri meno. Analizziamoli ad uno ad uno:

  • Ginocchio varo e retropiede valgo: in questi casi i compensi sono ottimali, perché l’asse biomeccanico del ginocchio è compensato dalla sottoastragalica. E’ un morfotipo che spesso si osserva in grandi atleti dediti a sport che richiedono agilità e destrezza (sport con la palla, per esempio).
  • Ginocchio varo e retropiede varo: in questo caso l'assetto biomeccanico è a rischio di instabilità dal momento che l’asse non è compensato dalla posizione della sottoastragalica.
  • Ginocchio valgo e retropiede varo: morfotipo in linea teorica favorevole, ma a raramente osservato in vivo.
  • Ginocchio valgo e retropiede valgo: morfotipo ad elevato rischio di evoluzione in valgismo patologico del ginocchio e del retropiede (piede piatto patologico o progressive collapsing foot). Sono pazienti in cui è importante non aumentare di peso, perchè potrebbe avere un ruolo di ulteriore aggravante su un sistema biomeccanico non favorevole.

Ecco perché quando si discute di una deformità di retropiede è importante correlare al ginocchio e viceversa: talvolta deformità che appaiono patologiche sono ben compensate, altre volte deformità che appaiono minori sono fonti di instabilità patologica.

Caviglia e retropiede: due articolazioni in sinergia

La caviglia e il retropiede sono due ingranaggi di un unico sistema complesso: se uno si sposta, l’altro deve adattarsi

Questo complesso viene definito con il termine peritalare, perché l'osso astragalo risulta al centro di queste due articolazioni: caviglia e sottoastragalica.

Normalmente, però, la caviglia segue il ginocchio ed i compensi sono affidati alla articolazione subito sotto alla caviglia, il nostro ammortizzatore, ossia l'articolazione sottoastragalica.

Questo è vero fino a quando l'articolazione sottoastragalica ha capacità di compensare quanto sopra. Quando il ginocchio si deforma oltre le capacità di compenso della sottoastragalica o quando la sottoastragalica invecchia e diventa artrosica, i compensi possono cambiare bruscamente e la caviglia può diventare anch’essa uno strumento di compenso in sinergia o in antagonismo alla posizione della sottoastragalica (come avviene nella ping-pong ankle di cui abbiamo discusso in altri articoli).

Ricordiamolo una volta di più, quando parliamo di varo o valgo, non stiamo descrivendo solo un problema locale: stiamo raccontando la storia di un intero arto, dove ginocchio, tibia, sottoastragalico e piede lavorano — o lottano — per mantenere l’equilibrio.

E’ un tema a cui ho dedicato molto della mia vita professionale e scientifica, prima orientato da due giganti sull’argomento come il Prof. Beat Hintermann (Liestal - Basilea - Svizzera) e il Prof. Woo Chun Lee (Seoul - Corea del Sud). Con entrambe ho avuto il privilegio di lavorare e operare. Questo è stato per me critico per poter inizialmente prendere coscienza dell’argomento e successivamente sviluppare il tema con originalità scientifica dando vita ad una classificazione ed algoritmo terapeutico pubblicato su Foot And Ankle Clinics, che oggi è uno dei più citati in ambito scientifico.

Hintermann: correggere l’asse dell'articolazione per una caviglia vara o valga

Hintermann ha mostrato che un varo di caviglia, soprattutto in contesto artrosico o protesico, richiede di partire “a monte”:

  • Origine sovramalleolare: è necessaria un'osteotomia sovramalleolare per riallineare l’asse tibiale.
  • Origine infra-malleolare o residuo di malallineamento: è necessaria un'osteotomia del calcagno per riposizionare il retropiede.

Nei casi in cui il legamento deltoideo “blocchi” l'astragalo nei suoi possibili movimenti correttivi, entra in gioco l'osteotomia del malleolo mediale per permetterne la centratura.

Il principio è semplice: non si corregge il sintomo, si corregge la fonte del malallineamento.

Woo-Chun Lee: uno sguardo al ginocchio per decidere come agire sulla caviglia vara o valga

Woo-Chun Lee, ortopedico coreano, ha documentato come nelle popolazioni asiatiche sia frequente il ginocchio varo fin da giovane età. Questa caratteristica biomeccanica innesca una cascata di adattamenti:

  • Il varo del ginocchio aumenta il carico mediale sul piede.
  • Questo porta spesso a un retropiede varo (calcagno inclinato verso l’interno), oppure, come compenso, a un retropiede valgo quando il corpo cerca di mantenere stabile il piano d’appoggio.
  • La sottoastragalica può essere “vara” o “pronata” a seconda della flessibilità del piede e della strategia di compenso scelta dal corpo.

Lee sottolinea che questo schema è quasi una “firma antropometrica” di alcune popolazioni asiatiche: ginocchio varo → adattamento del retropiede → modifiche a catena fino alla caviglia.

Per questo, quando si tratta un paziente asiatico con problema alla caviglia o al retropiede, ignorare il ginocchio è come curare una crepa senza guardare la fondazione.

In realtà, il concetto importante di questo autore coreano è quello di dare un obiettivo nuovo alla correzione: non più (come secondo Hintermann) una caviglia allineata, ma un complesso arto inferiore allineato, riportando il calcagno sotto il ginocchio.

F.G. Usuelli: La classificazione dell’inframalleolar varus deformity

Nel mio articolo pubblicato su Foot and Ankle Clinics, ho proposto una classificazione per le deformità sopramalleolari e sottomalleolari della caviglia e del retropiede, prestando particolare attenzione alle deformità in varo. Si tratta di una classificazione pensata per aiutare il chirurgo a orientarsi nella diagnosi e nella pianificazione chirurgica.

L’idea alla base è distinguere chiaramente:

  • Vero varo infra-malleolare: quando la deformità nasce nel retropiede (calcagno, sottoastragalica), con asse tibiale corretto.
  • Varo compensatorio: quando il retropiede “vara” per compensare una deviazione sovra-malleolare o un ginocchio varo.
  • Varo misto: combinazione di cause sopra e sotto la caviglia.

Questa classificazione non è solo accademica:

  • Guida la scelta della sede di correzione (sovramalleolare, infra-malleolare o entrambe).
  • Evita correzioni inutili o incomplete che non affrontano la causa primaria.
  • Integra l’analisi statica e dinamica del passo.

Messaggio pratico: riconoscere il tipo di varo è il primo passo per correggerlo in modo stabile e duraturo.

Le terapie disponibili

Nei capitoli precedenti abbiamo esplorato le deformità coronali — varo e valgo — declinandole lungo tutta la “colonna portante” dell’arto inferiore: dall’anca, passando per il ginocchio e la caviglia, fino al retropiede e all’alluce. Abbiamo visto come ogni tratto dell’arto contribuisca all’equilibrio generale, e come una deviazione in un punto possa ripercuotersi su tutto il sistema.

È stato quindi naturale parlare degli obiettivi della chirurgia: riallineare l’articolazione patologica — con osteotomie o protesi usate come veri e propri strumenti di raddrizzamento — per ripristinare l’asse di carico dell’arto e, quando possibile, rallentare o prevenire l’evoluzione artrosica.

Guardando al futuro, la combinazione di TAC in carico e intelligenza artificiale ci aprirà scenari che oggi possiamo solo intuire. Non parlo soltanto di pianificazione chirurgica “su misura”, calibrata millimetro per millimetro sulla deformità e sul paziente, ma soprattutto di prevenzione. Un domani prossimo, potremo individuare precocemente i soggetti predisposti a “cedere” e sviluppare patologia, intervenendo prima che il danno strutturale sia irreversibile. Questo significherà correzioni più semplici, meno invasive e risultati più brillanti.

Vale però la pena ricordare un concetto spesso trascurato: la maggior parte dei pazienti con malallineamento degli arti inferiori non ha bisogno di chirurgia. Molti possono ritrovare un equilibrio funzionale attraverso tre pilastri fondamentali:

  • Esercizio fisico terapeutico per migliorare tono e controllo muscolare.
  • Attenzione alimentare in senso antinfiammatorio e per evitare l'aumento ponderale.
  • Plantari personalizzati con l’obiettivo di distribuire i carichi in modo più fisiologico.

Questi strumenti, se ben applicati, non solo riducono il dolore e migliorano la funzionalità, ma possono cambiare la traiettoria evolutiva della patologia. In fondo, riallineare non significa solo correggere un asse: significa restituire armonia al movimento.