Il ruolo di medicina rigenerativa e PRP per la fascite plantare e la spina calcaneare
In questo articolo parliamo in dettaglio di:
Innanzitutto, la spina calcaneare non è una patologia ma una descrizione radiologica.
Spesso, anche in pazienti sani, si visualizza a livello plantare, sul calcagno, una prominenza acuminata, che ha l’aspetto di una spina.
Per anni, noi ortopedici ci siamo accaniti su questa immagine, proponendo interventi chirurgici di asportazione o terapie fisiche (onde d’urto) con la finalità di “sciogliere” questa calcificazione.
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Fascite plantare e spina calcaneare
In realtà la spina calcaneare non è altro che l’espressione o il ricordo di sollecitazioni importanti per la fascia plantare, non necessariamente da ricollegarsi alla condizione attuale del paziente.
A questo punto è importantissimo comprendere cosa sia la fascia plantare. Si tratta di una struttura anatomica fibrosa, con limitate capacità contrattili, ma importantissime capacità elastiche.
Ha infatti il compito di trasmettere le sollecitazioni del tricipite (muscolo principale del “polpaccio”) all’avampiede e rendere pertanto possibile la plantarflessione ed il passo e la corsa.
Spesso però, la forma del nostro piede (più frequentemente il piede piatto, la famosa “sindrome pronatoria”) o l’utilizzo di calzature improprie (calzature molto basse, tipo ballerine o calzature molto pesanti e rigide, come scarpe anti-infortunistiche o stivali da marcia) inducono sollecitazione eccessiva per il tricipite (polpaccio), che si contrae e diventa “breve”.
Questa condizione di brevità del tricipite, può avere conseguenze nefaste sulla fascia plantare, che ne è la diretta espansione.
Ecco la famosa fascite plantare: ossia l’infiammazione della fascia plantare che ha un esordio acuto, ma che spesso tende a cronicizzarsi.
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Fascite plantare: i sintomi
I sintomi sono un dolore plantare urente, esacerbato dal passo, ad ogni contatto al suolo del calcagno.
Il dolore può essere riferito posteriormente, dove il calcagno impatta il suolo (fascite plantare inserzione) o più a raggiera verso le dita del piede.
La struttura anatomica interessata è la stessa! La prima cura è la prevenzione: utilizzare delle scarpe anti-infortunistiche di buon livello, non eccessivamente rigide e pesanti, ma anche fare a meno di scarpe basse e con suole non strutturate.
La fascite plantare è, quindi, una patologia professionale che può colpire chi usa scarpe anti-infortunistiche quotidianamente, ma anche chi usa stivali pesanti per marciare, come i militari.
Tuttavia, è anche una patologia con una stagionalità importante.
Ogni volta che arriva il caldo, si cambiano gli armadi, si torna ad utilizzare scarpe molto basse, magari con l’intenzione di fare pochi metri, che poi invece si traducono in lunghe passeggiate per godere del sole o del mare.
Queste sono sollecitazioni improprie per la nostra fascia plantare ed in questo senso la fascite plantare può essere considerata una patologia “stagionale”, da intendersi con un esordio stagionale, che poi tende a cronicizzarsi.
Lo stretching del tricipite è la medicina! Ma quando non basta?
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Fascite plantare: terapia fisica
Onde d’urto e TecarTerapia sono le terapie di scelte con la finalità di iperossigenare la struttura anatomica sofferente.
La TecarTerapia offre il vantaggio di poter praticare contemporaneamente uno stretching attivo del tricipite, se eseguita correttamente.
Tuttavia, è chiaro che esistono pazienti che rispondono meglio alle onde d’urto ed latri alla TecarTerapia.
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Fascite plantare e ortobiologia
Quando anche le terapie non sono sufficienti, si deve tornare a riconsiderare la biomeccanica del piede e quindi valutare se esistano malallineamenti o disfunzioni che sia possibile compensare con un plantare, ovviamente: biomeccanica, terapie fisiche, ma non sempre si riesce a risolvere il problema.
Recentemente sta acquisendo un ruolo sempre più importante l’ortobiologia. Ovviamente non può prescindere da quanto detto precedentemente.
L’ortobiologia mette la ricerca biologica al servizio dei nostri muscoli, tendini ed ossa.
Ci offre, quindi, in questo caso, la possibilità di utilizzare PRP (fattori di crescita prelevati dal sangue del paziente) e cellule multipotenti prelevate dal tessuto adiposo (il nostro grasso) con la finalità di indurre uno stimolo rigenerativo per la nostra fascia plantare.
In conclusione, una fascia plantare sana significa: calzature corrette e stretching del polpaccio.
Quando la nostra fascia plantare si ammala, la diagnosi è clinica, effettuata da un medico con competenze nel settore. La cura: stretching, terapie fisiche (onde d’urto-TecarTerapia), biomeccanica (ortesi plantari su misura), ortobiologia (nell’ordine).
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