L’artrosi di caviglia può limitare i movimenti, ridurre l’autonomia e rendere doloroso anche un gesto semplice come camminare.
La scelta delle scarpe giuste diventa quindi un elemento utile per alleviare il dolore e consentire un’attività fisica regolare che permetta di ritardare la scelta chirurgica o di arrivare ad un intervento chirurgico più in forma ed essere quindi un paziente predisposto a guarire.
E’ importante scegliere le scarpe giuste per l'artrosi alla caviglia.
Camminare, lo abbiamo scritto, rimane fondamentale anche in caso di disabilità o in attesa di un intervento. Il movimento preserva la qualità dell’osso, mantiene il tono muscolare e stimola la circolazione. Rinunciare a camminare significa favorire rigidità, debolezza e peggioramento della qualità della vita.
In poche parole significa perdere riserva funzionale.
Quali sono quindi le scarpe ideali per l'artrosi alla caviglia? Vediamole tutte le loro caratteristiche, una per una.
Non sottovalutiamo il ruolo della calze, che devono favorire il ritorno venoso (ridurranno la sensazione di stanchezza e pesantezza data dallo stare fermi in piedi) e ridurre l’attrito. Parliamo di calze con una buona capacità di favorire il ritorno venoso e con elastici (in cima) sempre nuovi: non accettate calze che scendono a metà gamba, formando piegoline che interferiranno con la circolazione e produrranno attrito e fastidio locale.
Se le caratteristiche relative alla tomaia, suola e chiusura sono essenziali, ci sono anche altri elementi che possono contribuire a una buona scarpa per un paziente con artrosi di caviglia.
Un tacco basso con sistema ammortizzante riduce il picco di carico in fase di appoggio e rende più fluido il passo. In caso di deformità in equinismo (punta di piedi), potrà essere utile un minimo di drop (tacco). E’ un parametro che anche le scarpe da runner prevedono.
La suola “rocker” (a dondolo) può essere utile nei casi di artrosi avanzata, perché riduce l’escursione necessaria dell’articolazione e migliora la propulsione.
Ha un problema rilevante, però: induce instabilità.
Queste scarpe sono controindicate nei pazienti che hanno caviglia vara o hanno una storia di diversi traumi distorsivi di caviglia, perché incrementano il rischio di caduta.
Come spiego anche sul mio sito nelle sessioni dedicate a piede piatto e piede cavo, un plantare su misura permette di distribuire meglio il carico.
Tuttavia il plantare è un’ottima soluzione per i pazienti con deformità flessibili e correggibili, come avviene nel piede piatto parafisiologico, meno nei pazienti con deformità rigida, come avviene nell’artrosi di caviglia.
Raramente lo consiglio, quindi, nell’artrosi di caviglia.
Quando lo consiglio è per compensare deformità in equinismo.
Abbiamo già visto che le scarpe giuste possono anche alleviare il dolore dovuto all'artrosi. Lavorare sul proprio benessere, però, è la vera strategia vincente. Ciò significa:
Rimane un unico argomento da affrontare: con quale frequenza cambiare le scarpe.
Il mio consiglio principale nel paziente artrosico è di non cambiare frequentemente scarpa. Durante il passo, come uno scultore con la propria creatura, il nostro corpo plasma le nostre scarpe, le adatta. Pertanto, mantenete le scarpe che piacciono di più al vostro corpo. Non sarà il medico o lo specialista ortopedico a spiegarvi quando cambiarle, sarete voi stessi a sentirlo.
Abbiamo visto quali scarpe sono adatte per chi soffre di artrosi alla caviglia, ma naturalmente ci sono anche calzature da evitare. Il paziente artrosico non dovrebbe indossare:
Un discorso a parte vale nella fase post-operatoria.
Per il paziente che ha appena ottenuto una protesi di caviglia, valgono i seguenti criteri aggiuntivi:
L'ultimo punto si spiega facilmente: con una protesi di caviglia recente, il piede rimarrà gonfio per circa 4-6 mesi.
Ricordatevi che è un decorso post-operatorio in cui la vostra motivazione e la vostra abitudine al carico farà la differenza. Le scarpe devono invogliare a camminare, non devono essere un motivo di rinuncia ad una attività che vi permetterà di raggiungere il massimo possibile.
Dopo l'artrodesi, invece, si danno due opzioni, a seconda del tipo di intervento eseguito:
Un ultimo elemento che può interessare i pazienti con artrosi alla caviglia e che incide sulla scelta delle scarpe adatte, riguarda la presenza di una possibile dismetria.
La dismetria degli arti inferiori è una condizione in cui una gamba è più corta dell’altra. Può essere congenita, post-traumatica (dopo fratture o interventi), oppure secondaria a patologie articolari come artrosi della caviglia o dell'anca.
Anche pochi millimetri di differenza, se non compensati, possono alterare la postura, modificare il passo e provocare dolori a schiena, bacino, ginocchio o piede.
Per questo la dismetria va considerata anche se minima.
Quando si tratta di scegliere le scarpe adatte, un paziente con artrosi di caviglia e dismetria dovrà seguire degli step aggiuntivi.
Prima di intervenire, serve una valutazione ortopedica con misurazioni precise (cliniche e radiografiche).
Interventi empirici rischiano di peggiorare la postura. Ad oggi lo strumento migliore è la TAC in carico arti inferiori, che, con software dedicati, permette di studiare rotazione e dismetrie.
Ricordiamolo: la dismetria deve essere misurata in piedi, non da sdraiati!
Se la differenza è marcata, l’aumento deve essere progressivo per permettere al corpo di adattarsi senza generare nuovi dolori.
Queste dipendono dalla gravità della dismetria:
Anche per la scelta del modello si aggiungono nuovi criteri.
Per chi soffre di artrosi alla caviglia e dismetria, trovare la scarpa ideale significa:
Il plantare su misura, oltre a compensare parte della dismetria, può correggere eventuali scompensi biomeccanici secondari (sovraccarichi metatarsali).
Come sottolineo anche nei miei consigli clinici, la personalizzazione è fondamentale: due pazienti con la stessa dismetria possono avere esigenze completamente diverse.