L’artrosi di caviglia può limitare i movimenti, ridurre l’autonomia e rendere doloroso anche un gesto semplice come camminare.
La scelta delle scarpe giuste diventa quindi un elemento utile per alleviare il dolore e consentire un’attività fisica regolare che permetta di ritardare la scelta chirurgica o di arrivare ad un intervento chirurgico più in forma ed essere quindi un paziente predisposto a guarire.
Come scegliere le scarpe per l’artrosi alla caviglia
E’ importante scegliere le scarpe giuste per l'artrosi alla caviglia.
Camminare, lo abbiamo scritto, rimane fondamentale anche in caso di disabilità o in attesa di un intervento. Il movimento preserva la qualità dell’osso, mantiene il tono muscolare e stimola la circolazione. Rinunciare a camminare significa favorire rigidità, debolezza e peggioramento della qualità della vita.
In poche parole significa perdere riserva funzionale.
Quali sono quindi le scarpe ideali per l'artrosi alla caviglia? Vediamole tutte le loro caratteristiche, una per una.
- Tomaia: deve essere morbida e adattabile, per evitare punti di pressione sulla caviglia gonfia o dolente. Nel caso di una caviglia valga è utile un sostegno interno, l’opposto nel caso di una caviglia vara. E’ importante che questi supporti non siano progettati per correggere, ma semplicemente per sostenere. Diversamente, il sostegno rigido in correzione, eserciterà un pressione cutanea in contrasto alla deformità rigida del paziente, provocando ulcerazioni e dolore. Non chiediamo alla scarpa di raddrizzare, ma di compensare il deficit causato dall'artrosi.
- Suola: è da preferire una suola stabile ma non eccessivamente rigida, in grado di assorbire parte dell’impatto. La capacità shock-absorber deriverà da 3 punti: 1) leggerezza della scarpa in generale, 2) capacità meccaniche dei materiali della suola e delle solette di ammortizzare, 3) forma della suola e della scarpa in generale.
- Chiusura regolabile: lacci o velcro permettono di adattare la calzata durante la giornata, soprattutto se la caviglia tende a gonfiarsi.
Non sottovalutiamo il ruolo della calze, che devono favorire il ritorno venoso (ridurranno la sensazione di stanchezza e pesantezza data dallo stare fermi in piedi) e ridurre l’attrito. Parliamo di calze con una buona capacità di favorire il ritorno venoso e con elastici (in cima) sempre nuovi: non accettate calze che scendono a metà gamba, formando piegoline che interferiranno con la circolazione e produrranno attrito e fastidio locale.
Altri elementi utili nelle scarpe per artrosi alla caviglia
Se le caratteristiche relative alla tomaia, suola e chiusura sono essenziali, ci sono anche altri elementi che possono contribuire a una buona scarpa per un paziente con artrosi di caviglia.
1. Il tacco ammortizzante
Un tacco basso con sistema ammortizzante riduce il picco di carico in fase di appoggio e rende più fluido il passo. In caso di deformità in equinismo (punta di piedi), potrà essere utile un minimo di drop (tacco). E’ un parametro che anche le scarpe da runner prevedono.
2. Le scarpe a dondolo
La suola “rocker” (a dondolo) può essere utile nei casi di artrosi avanzata, perché riduce l’escursione necessaria dell’articolazione e migliora la propulsione.
Ha un problema rilevante, però: induce instabilità.
Queste scarpe sono controindicate nei pazienti che hanno caviglia vara o hanno una storia di diversi traumi distorsivi di caviglia, perché incrementano il rischio di caduta.
3. I plantari su misura
Come spiego anche sul mio sito nelle sessioni dedicate a piede piatto e piede cavo, un plantare su misura permette di distribuire meglio il carico.
Tuttavia il plantare è un’ottima soluzione per i pazienti con deformità flessibili e correggibili, come avviene nel piede piatto parafisiologico, meno nei pazienti con deformità rigida, come avviene nell’artrosi di caviglia.
Raramente lo consiglio, quindi, nell’artrosi di caviglia.
Quando lo consiglio è per compensare deformità in equinismo.
Scarpe e artrosi alla caviglia: le soluzioni migliori per alleviare il dolore
Abbiamo già visto che le scarpe giuste possono anche alleviare il dolore dovuto all'artrosi. Lavorare sul proprio benessere, però, è la vera strategia vincente. Ciò significa:
- Dieta a basso impatto infiammatorio: ispirata al lavoro di Valter Longo, punta a ridurre i picchi glicemici e il carico infiammatorio generale, migliorando la risposta dell’organismo al dolore cronico.
- Calo ponderale e di girovita: meno peso significa meno carico su ogni passo; una riduzione del grasso addominale migliora anche la postura.
- Tono muscolare: come spiega Gabrielle Lyon in For Ever Strong, mantenere muscoli forti non è solo estetica: il muscolo è un organo endocrino che regola metabolismo e infiammazione.
- Scarpa corretta: la calzatura giusta è un presidio ortopedico quotidiano, non un accessorio.
- Intelligenza emotiva: saper prendere decisioni coerenti per la propria salute richiede consapevolezza e costanza.
Rimane un unico argomento da affrontare: con quale frequenza cambiare le scarpe.
Quando cambiare le scarpe se si soffre di artrosi alla caviglia
Il mio consiglio principale nel paziente artrosico è di non cambiare frequentemente scarpa. Durante il passo, come uno scultore con la propria creatura, il nostro corpo plasma le nostre scarpe, le adatta. Pertanto, mantenete le scarpe che piacciono di più al vostro corpo. Non sarà il medico o lo specialista ortopedico a spiegarvi quando cambiarle, sarete voi stessi a sentirlo.
Quali calzature evitare se si soffre di artrosi di caviglia
Abbiamo visto quali scarpe sono adatte per chi soffre di artrosi alla caviglia, ma naturalmente ci sono anche calzature da evitare. Il paziente artrosico non dovrebbe indossare:
- Scarpe con tacco alto e sottile
- Calzature troppo rigide o troppo morbide
- Sandali senza supporto posteriore
- Scarpe minimaliste prive di ammortizzazione
- Modelli troppo stretti che comprimono la caviglia
- Modelli progettati per correggere invece che per sostenere
Un discorso a parte vale nella fase post-operatoria.
Quali scarpe indossare dopo un intervento di protesi o artrodesi
Per il paziente che ha appena ottenuto una protesi di caviglia, valgono i seguenti criteri aggiuntivi:
- Sono da preferire scarpe stabili e leggere.
- Il tacco deve essere basso e ammortizzato.
- E' utile una suola antiscivolo.
- La chiusura regolabile è fondamentale.
L'ultimo punto si spiega facilmente: con una protesi di caviglia recente, il piede rimarrà gonfio per circa 4-6 mesi.
Ricordatevi che è un decorso post-operatorio in cui la vostra motivazione e la vostra abitudine al carico farà la differenza. Le scarpe devono invogliare a camminare, non devono essere un motivo di rinuncia ad una attività che vi permetterà di raggiungere il massimo possibile.
Dopo l'artrodesi, invece, si danno due opzioni, a seconda del tipo di intervento eseguito:
- Piede a 90 gradi: La scarpa deve essere stabile, con una suola leggermente a dondolo per facilitare il passo e ridurre lo sforzo del ginocchio.
- Artrodesi in equinismo scheletrico: La calzatura deve compensare la postura fissa del piede con plantari e modifiche della suola per garantire equilibrio e distribuzione del carico. L’obiettivo è compensare l’equinismo scheletrico senza gravare eccessivamente sull’avampiede.
Un ultimo elemento che può interessare i pazienti con artrosi alla caviglia e che incide sulla scelta delle scarpe adatte, riguarda la presenza di una possibile dismetria.
Calzature e dismetria degli arti inferiori: come comportarsi
La dismetria degli arti inferiori è una condizione in cui una gamba è più corta dell’altra. Può essere congenita, post-traumatica (dopo fratture o interventi), oppure secondaria a patologie articolari come artrosi della caviglia o dell'anca.
Anche pochi millimetri di differenza, se non compensati, possono alterare la postura, modificare il passo e provocare dolori a schiena, bacino, ginocchio o piede.
Per questo la dismetria va considerata anche se minima.
Quando si tratta di scegliere le scarpe adatte, un paziente con artrosi di caviglia e dismetria dovrà seguire degli step aggiuntivi.
1. Misurazione accurata della dismetria
Prima di intervenire, serve una valutazione ortopedica con misurazioni precise (cliniche e radiografiche).
Interventi empirici rischiano di peggiorare la postura. Ad oggi lo strumento migliore è la TAC in carico arti inferiori, che, con software dedicati, permette di studiare rotazione e dismetrie.
Ricordiamolo: la dismetria deve essere misurata in piedi, non da sdraiati!
2. Compensazione graduale
Se la differenza è marcata, l’aumento deve essere progressivo per permettere al corpo di adattarsi senza generare nuovi dolori.
3. Modifica della calzatura
Queste dipendono dalla gravità della dismetria:
- Differenze inferiori a 5 mm: spesso si tollerano senza necessità di correzioni o con plantare interno sottile.
- Differenze tra 5 e 10 mm: compensazione con rialzo interno al plantare.
- Differenze superiori a 10 mm: modifiche esterne alla suola della scarpa, realizzate da un tecnico ortopedico.
Anche per la scelta del modello si aggiungono nuovi criteri.
4. Scelta del modello
Per chi soffre di artrosi alla caviglia e dismetria, trovare la scarpa ideale significa:
- Scegliere un modello con tomaia stabile e suola resistente alle modifiche
- Evitare calzature troppo leggere o sottili che non permettono interventi tecnici
- Prediligere modelli con chiusura regolabile (lacci o velcro) per adattarsi alla simmetria modificata.
5. Il ruolo del plantare su misura
Il plantare su misura, oltre a compensare parte della dismetria, può correggere eventuali scompensi biomeccanici secondari (sovraccarichi metatarsali).
Come sottolineo anche nei miei consigli clinici, la personalizzazione è fondamentale: due pazienti con la stessa dismetria possono avere esigenze completamente diverse.