Io, Federico
Noi siamo quello che facciamo ripetutamente. Perciò l’eccellenza non è un’azione, ma un’abitudine.
— Aristotele —
I numeri della mia professione
Oggi i miei numeri in chirurgia sono:
- 250 protesi di caviglia all’anno;
- oltre 700 interventi di chirurgia del piede all’anno.
Le mie innovazioni sono:
- Una nuova tecnica chirurgica artroscopica di riparazione cartilaginea pubblicata;
- un’innovativa tecnica di chirurgia protesica della caviglia pubblicata, oltre 10 articoli scientifici l’anno pubblicati.
I miei numeri sulla ricerca sono:
- oltre 70 pubblicazioni scientifiche indicizzate su Pubmed;
- Un H-Index che negli ultimi 7 anni è cresciuto da 3 a 23.
Questo è possibile perché oggi la mia attività non è quella di un singolo medico specialista, ma quello di leader di un gruppo di chirurghi interamente dedicati alla caviglia e al piede nella loro attività chirurgica, clinica e di ricerca.
È un’esperienza davvero particolare per la realtà italiana, dove spesso, chi si occupa di chirurgia del piede, si ritrova ad essere un professionista isolato e principalmente dedicato all’avampiede, senza un’attività di ricerca sulla propria materia.
Abbiamo davvero invertito la rotta nel nostro campo.
Colleghi stranieri vengono stabilmente a lavorare con noi per acquisire conoscenze e competenze specifiche; quasi ogni giorno, quando operiamo, riceviamo ospiti da ogni parte d’Europa interessati alla nostra chirurgia e alla nostra organizzazione (tra i nostri ospiti abbiamo avuto colleghi da Francia, Inghilterra, Irlanda, Belgio, Olanda, Svizzera, Cina, Spagna e Polonia).
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Il “segreto” della mia attività
La chiave è l’équipe. Essere un gruppo giovane ed entusiasta è la nostra risposta alle esigenze dei pazienti ed all’evoluzione del mondo scientifico, di cui orgogliosamente ci sentiamo protagonisti.
Penso che quello che sono oggi sia frutto dei tempi in cui viviamo e della mia matrice internazionale: sacrifici e possibilità, per i quali ringrazio la mia famiglia e i miei maestri.
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Il mio background e la mia filosofia medica
Mio nonno e mio padre, medici entrambi, mi hanno trasmesso l’importanza della presenza e della disponibilità verso i propri pazienti.
I tempi moderni mi hanno indotto a farlo, pensando di utilizzare Internet e i Social Network – primo tra tutti Facebook (ma anche LinkedIn, Twitter, Instagram e YouTube) – come canali di comunicazione.
Un paziente quando non sta bene ha bisogno di sapere che la diagnosi e la cura non siano solo un freddo procedimento scientifico, ma che al contrario la sua emotività, le sue sensazioni e paure, la serenità con cui verranno affrontate sono parte del percorso di cura.
Questo è un insegnamento che ho percepito e respirato in casa, da sempre.
Spero traspaia dal continuo tentativo di avvicinarmi al paziente, fin dal primo momento, quando è indeciso o preoccupato da un problema, scrivendone sui social e creando occasioni per spiegare e parlare al malato.
Per me è un orgoglio vedere che la nostra Community su Facebook oggi superi le 85.000 persone.
È un segnale che il nostro “modello” sia apprezzato e si riveli utile per i nostri pazienti.
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La mia formazione professionale
La mia formazione internazionale mi ha portato a credere nella super-specializzazione, come un valore per offrire al malato un livello sempre più elevato di cure.
Nel 2008, dopo essermi laureato, parto alla volta della Duke University dove, sotto la guida dei Professori Nunley, De Orio e Easley, ho collaborato alla definizione delle linee guida per la riparazione delle lesioni cartilaginee dell’astragalo con il sistema OATS.
Si tratta di una biotecnologia all’avanguardia ancora oggi negli Stati Uniti. È una pietra miliare che noi siamo convinti di aver superato con la nostra tecnica AT-AMIC che abbiamo disegnato, sviluppato e pubblicato negli anni recenti.
A questo studio e a questo periodo presso la Duke University devo professionalmente tanto.
Infatti, in occasione di una presentazione dei nostri risultati al meeting nazionale AOFAS [Società Americana di Chirurgia della Caviglia e del Piede] di Denver, ho avuto la fortuna di conoscere Mark Myerson, la leggenda mondiale della chirurgia della caviglia e del piede. Avevo solo 27 anni, ma quell’incontro concretizzò l’opportunità di entrare a far parte del suo staff, a Baltimora, all’Institute for Foot and Ankle Reconstruction.
Oggi Mark è più di un amico, è il mio testimone di nozze.
Con lui condivido progetti, sono nel board, come unico europeo, di una rivista americana opinion-leader in Chirurgia della Caviglia e del Piede (Foot and Ankle Clinics) e collaboro a progetti umanitari nei confronti di popolazioni sfortunate (Foot and Ankle Association).
Questa associazione programma soggiorni di noi chirurghi in paesi disagiati, dove è previsto un aiuto diretto alla popolazione tramite la nostra opera (chirurgia), ma, ancor più, tramite un’attività di insegnamento nei confronti dei chirurghi del luogo, affinché davvero la nostra presenza lasci un segno ancora più incisivo nel tempo.
Nel 2010 il mio cammino mi porta in Svizzera, a Liestal, dal professor Beat Hintermann: il padre della protesi Hintegra. Con lui, in anticipo sui tempi, penso di aver compreso il ruolo che la chirurgia protesica di caviglia dovesse realmente avere nel trattamento dell’artrosi di caviglia.
Nel 2014 il mio impegno in ambito scientifico è stato valorizzato dal premio: “Traveling Fellowship” offerto dalla società americana [AOFAS].
Nel 2015 ho ideato e condotto in qualità di “Principal Investigator” un importante studio sul tendine d’Achille che – per la prima volta – ha visto l’impiego di cellule mesenchimali prelevate dal tessuto adiposo [grasso] per la cura della tendinopatia non-inserzionale achillea.
Nel 2016, il mio giovane gruppo è confluito nel team C.A.S.C.O., presso l’IRCCS Galeazzi di Milano, entrando a far parte del team con la più elevata esperienza in chirurgia protesica dell’arto inferiore in generale [anca-ginocchio-caviglia].
Oggi il mio gruppo ha una delle esperienze più vaste in termini di chirurgia protesica della caviglia in Europa, con la maggior casistica di protesi resurfacing con approccio laterale.
Nel 2017 ho contribuito alla nascita del Primo Registro di Chirurgia Protesica della Caviglia sempre presso l’IRCCS Galeazzi in qualità di “Principal Investigator” e di membro del Board del Registro.
Dal 2019 sono il responsabile di Ortopedia della Caviglia e del Piede di Humanitas San Pio X di Milano.
Sono membro attivo nel consiglio dell’AOFAS, socio fondatore dell’APSFAS (Società Asia Pacifico di Chirurgia della Caviglia e del Piede), revisore per il “American Journal of Sport Medicine”, unico membro europeo del board di “Foot And Ankle Clinics” e partecipo attivamente a numerosi importanti progetti internazionali.
Faccio parte del board di Steps 2 Walk, organizzazione lavora in 14 paesi diversi, curando pazienti bisognosi e formando chirurghi localmente. Torniamo più volte ogni anno in ogni paese dove siamo presenti: siamo 180 chirurghi volontari.
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