La cartilagine: la mia esperienza al congresso di Glasgow

glasgow-meeting-caviglia-min

La cartilagine, come la ripariamo interessa i nostri pazienti, ma anche i nostri colleghi nel mondo!

Cosa significa?

Significa la coscienza del “team”. Un gruppo in cui ognuno ha un ruolo diverso, ma preciso.

L’obiettivo comune è il bene del paziente.

È un lavoro entusiasmante. È vero, esistono battute d’arresto, incomprensioni, non è il paradiso.

Ma è entusiasmante osservare come la “nostra macchina” giorno dopo giorno migliori ed affronti sfide sempre più grandi. Sempre più importanti.

La sfida è curare sempre meglio i nostri pazienti, con l’aiuto di nuove figure, che, quando mio nonno faceva il medico, come me, non aveva a disposizione. Biologi, ingegneri, statistici: offrire sempre di meglio non è più sufficiente! Dobbiamo analizzare i nostri risultati per capire se davvero quello che facciamo oggi è un passo in avanti rispetto a ieri!

Siamo arrivati a un punto per cui, oggi, curare i nostri pazienti significa anche condividere con altri chirurghi nel mondo, altre equipe, le nostre esperienze.

Ecco perché oggi non sono nella mia sala operatoria, con i miei pazienti e la mia equipe.

L’incontro al congresso di Glasgow

Sto volando a Glasgow per spiegare ai nostri colleghi in United Kingdom come curiamo i nostri pazienti quando la loro cartilagine ha dei problemi.

È una tecnica nuova, meno invasiva e che offre tante speranze per quei pazienti, atleti e non, che si ritrovano a “zoppicare”, avere la “caviglia gonfia”, non riuscire a fare più quello che desiderano, per dei problemi alla cartilagine della loro caviglia.
Brevemente, il nostro trattamento permette di dare un po’ di ordine alle potenzialità rigenerative che la nostra caviglia ha sempre avuto ma che non abbiamo mai sfruttato cosi bene!

  1. Curare la cartilagine innanzitutto significa sfruttare le potenzialità che ha il nostro midollo osseo. Ecco perché in presenza di danni cartilaginei noi eseguiamo delle nano-perforazioni: tanti piccoli fori nell’osso di dimensioni di pochi millimetri (anche meno) per poter favorire la fuoriuscita in superficie di queste “benedette” cellule del midollo osseo, progenitrici di qualsiasi tessuto ed in grado di dare vita anche a nuova cartilagine.
  2. Queste  cellule “magiche” lasciate a se stesse su una superficie ossea sclerotica e malata, da sole, non trovano le condizioni necessarie per produrre un tessuto ordinato come la cartilagine. Da sole al massimo possono produrre piccoli gomitoli di cartilagine aggrovigliati (fibrocartilagine).
    Ecco perché noi posizioniamo sulla sede della lesione una membrana che deriva da studi di bioingegneria. Riveste la funzione di una vera e propria casa tridimensionale per queste cellule totipotenti, simile ad un alveare per le api. Nasce la nostra riparazione cartilaginea.
  3. Ogni passaggio è eseguito artroscopicamente che significa con l’aiuto di una telecamera senza che sia necessario aprire l’articolazione.
    Con orgoglio, grazie a tutto il mio team.

Oggi qui in Scozia ci siamo tutti!

A domanda, risposta

Passo 1 di 3