Il meeting di Doha [3rd Qatar International Foot and Ankle Conference]: una faculty prestigiosa

doha-qatar

Sono sull’aereo di ritorno da Doha. È stato un viaggio intenso e veloce: sono infatti partito venerdì mattina. L’aereo era in ritardo: sono arrivato la sera tardi e ho cenato con il mio maestro, Mark Myerson.

È un privilegio scambiare opinioni con lui e vedere il mondo dalla sua prospettiva.

Al mattino è cominciato il meeting, ho tenuto 3 lezioni il sabato ed una, più lunga ed importante, oggi, domenica. È stato un grande onore essere parte di questa faculty, vedere il mio nome accostato a quello del mio maestro [Myerson], ma non solo: Steve Haddad [past president dell’AOFAS, la società Americana], Keith Wapner [un altro past president dell’AOFAS], Ian Winson [past president EFAS, la società europea].

Ora riparto e domani, lunedì, una volta atterrato, mi aspettano i miei pazienti e, più tardi, la sera, rivedrò mia moglie.

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I giovani medici del mondo: una risorsa!

Cosa mi porta a sostenere viaggi come questo, nelle poche pause che ho dal mio lavoro? Incontrare i giovani medici del mondo.
Trasmettere loro la mia esperienza e crescere con le idee che, più spesso, trovano terreno fertile nelle menti giovani ed entusiaste.
Sono giovani che, come è successo a me nel mio percorso, possono incontrare difficoltà: freni all’innovazione, in buona fede qualche volta, resistenze invece meno comprensibili il più delle volte.
È bello, appassionante immaginare un mondo dove le idee circolino e si evolvano in base alle esperienze di persone che hanno la possibilità di costruirsi una vera opinione.

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Le mie lezioni al 3rd Qatar International Foot and Ankle Conference

Sono stato invitato a parlare di 4 temi importanti nella mia pratica:

  • artrosi caviglia: quale chirurgia fare per evitare la protesi [joint-preserving surgery];
  • cartilagine: AT-AMIC, la tecnica artroscopica che ho descritto e su cui abbiamo pubblicato tanto in questi anni;
  • piede piatto del bambino, come e quando intervenire;
  • alluce valgo del bambino [alluce valgo giovanile]: come e quando operarlo.

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Artrosi caviglia: quale chirurgia fare per evitare la protesi [joint-preserving surgery]


È un tema assolutamente nuovo, che il mio gruppo studia e propone da tanto tempo. È evidente come per anni il tema dell’artrosi di caviglia sia stato sottovalutato. In realtà, è una patologia davvero invalidante, che, per di più, colpisce pazienti generalmente nel pieno della loro vita, in termini di affetti, attività sportiva, ricreativa e lavorativa.

Ecco perché deve essere trattato con scientificità.

Noi italiani abbiamo spesso la tendenza a dividerci e questa è una debolezza che si riscontra anche nel nostro lavoro. Esistono chirurghi a favore dell’artrodesi di caviglia [fusione] e chirurghi in favore della protesi. Come se essere in favore di una scelta fosse sinonimo di essere contro l’altra scelta. In realtà è ormai chiaro che la protesi di caviglia rappresenta il gold standard nel trattamento dell’artrosi di caviglia. L’artrodesi è indicata in gruppi di pazienti generalmente diversi. Pertanto, non si tratta di essere pro o contro la protesi, ma al contrario di capire che esistono pazienti candidati ad una scelta ed altri pazienti ideali per l’altra.

Il messaggio, però, che ho voluto portare è che protesi o artrodesi non sono le prime due cose a cui pensare in caso di artrosi, soprattutto, per pazienti giovani.

In casi selezionati, infatti esistono procedure di riallineamento della caviglia [osteotomie] che si associano a procedure di rigenerazione cartilaginea che possono evitare al paziente di rinunciare alla propria caviglia. Sono soluzioni assolutamente all’avanguardia, che devono essere proposte in centri di riferimento e da équipe dedicate.

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Cartilagine: AT-AMIC, la tecnica artroscopica di ricostruzione cartilaginea

Un altro tema caldo e interessante della nostra attività è la ricerca in termini di rigenerazione cartilaginea.

Qualche hanno fa abbiamo descritto per la prima volta una tecnica completamente artroscopica di rigenerazione cartilginea, fondata sul principio di AMIC. L’abbiamo rinominata AT-AMIC per sottolinearne la mini-invasività [dove At sta per artroscopica]. Negli anni abbiamo studiato i nostri risultati nei pazienti giovani ed in quelli sopra i 50 anni, il ruolo del sovrappeso e le modalità di rigenerazione cartilaginea.

È una metodica che oggi proponiamo nei pazienti affetti da lesioni astragaliche osteocondrali, ma anche in associazione alla chirurgia ricostruttiva di caviglia con il fine di ampliare le indicazioni di questa scelta chirurgica.

In particolare, ha riscosso grande interesse l’utilizzo di questa tecnica negli sportivi, soprattutto in quelli più a rischio di questo tipo di lesione [calciatori, giocatori di basket e pallavolo].

Abbiamo infatti recentemente pubblicato su una delle maggiori riviste scientifiche dedicate allo sport i nostri risultati, evidenziando la reale possibilità per tanti pazienti sportivi di tornare alle loro attività precedenti il trauma.

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Piede piatto del bambino, come e quando intervenire

La prima sessione del meeting è invece stata dedicata alla chirurgia pediatrica.

Qui abbiamo parlato delle due diverse tecniche più popolari per correggere il piede piatto flessibile del bambino:

  • calcaneo-stop;
  • endortesi.

Entrambe sono tecniche mini-invasive, che richiedono incisioni davvero minime, spesso inferiori al centimetro.

L’obiettivo di questa chirurgia è di plasmare la crescita residua del piede del bambino mediante un duplice meccanismo: meccanico e propriocettivo.

Anche in questi caso quello che ha destato interesse nei confronti del nostro approcio al problema sono stati i risultati in termini di correzione della deformità, bassa invasività. Questo si traduce generalmente in un ritorno allo sport del piccolo paziente precoce e agevole.

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Alluce valgo del bambino [alluce valgo giovanile]: come e quando operarlo

L’alluce valgo del bambino è una patologia estremamente diversa da quello dell’adulto.

Si associa ad un elevato rischio di recidiva ed è intimamente connesso ad altre deformità con un ruolo estremamente negativo sull’avampiede, come, per esempio, il piede piatto. L’atteggiamento del chirurgo deve essere profondamente prudente e riservare la soluzione chirurgica esclusivamente ai casi sintomatici. Problemi cosmetici eventuali, in caso non diano sintomi, sono da curare a crescita completata.

Un aspetto fondamentale emerso dal meeting è la stretta connessione di questa patologia con la sindrome pronatoria [piede piatto] e la necessità di correggere entrambe le alterazioni patologiche simultaneamente.
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A domanda, risposta

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