Estate e attività all’aria aperta: come proteggere piede e caviglia
In questo articolo parliamo in dettaglio di:
In estate tutti amiamo dedicarci più del consueto all’attività fisica. Che sia per una questione estetica o ludica non fa differenza, è la stagione in cui possiamo stare all’aria aperta e godere maggiormente della natura e della sua bellezza.
Corse nel parco, partitelle improvvisate di calcio o basket, skate, pattinaggio o per i più fortunati beach volley, tennis da spiaggia, beach soccer, windsurf, e così via.
Che siate abituali fanatici del fitness ed esperti atleti multidisciplinari, o solo occasionali ed entusiasti praticanti di questi sport, la raccomandazione è sempre la stessa: attenzione alle vostre articolazioni basali (piede e caviglia) sono molto esposte a rischi ed infortuni.
Ecco alcune delle principali insidie che si celano dietro queste piacevoli attività.
Fascite plantare
Colpisce la fascia plantare, ossia quella struttura anatomica fibrosa, con limitate capacità contrattili, ma importantissime capacità elastiche. Quest’ultima trasmette le sollecitazioni del tricipite (muscolo principale del “polpaccio”) all’avampiede rendendo possibile la plantar-flessione, il passo e la corsa.
Spesso la forma del nostro piede, in modo particolare nei casi di piede piatto – sindrome pronatoria, o l’utilizzo di calzature improprie (molto basse, tipo ballerine e infradito, o molto pesanti e rigide, come scarponcini anti-infortunistici o stivali da marcia) inducono sollecitazione eccessiva per il tricipite (polpaccio) che si contrae e diventa “breve”. Questa condizione può generare gravi conseguenze sulla fascia plantare che, come detto, ne è la diretta espansione.
È qui che si genera la fascite plantare: ossia l’infiammazione della fascia plantare che ha un esordio acuto (molto doloroso) e che spesso tende a cronicizzarsi.
I sintomi sono un dolore plantare urente, esacerbato dal passo, ad ogni contatto al suolo del calcagno. Il dolore può essere percepito posteriormente, dove il calcagno impatta il suolo (fasciste plantare inserzionale) o più a raggiera verso le dita del piede. La struttura anatomica interessata è sempre la stessa!
La prima cura è la prevenzione: evitiamo di indossare troppo spesso e troppo a lungo calzature troppo basse o troppo rigide. Quindi prima di uscire di casa per andare in spiaggia valutiamo bene se faremo pochi chilometri prima di raggiungere la nostra destinazione o se dovremo fare una mezza maratona con ai piedi un pezzo di gomma colorata e poco confortevole.
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Distorsione di caviglia – Cartilagine
Si tratta di una patologia piuttosto comune: ogni giorno in Italia si verificano circa 10.000 distorsioni di caviglia.
Un trauma distorsivo di caviglia solitamente è causato da un movimento di inversione (quindi la pianta del piede che ruota verso l’interno).
In base all’entità del trauma e quindi della lesione dei tessuti interessati, le distorsioni di caviglia vengono classificate in vari “gradi”.
Questo trauma (anche se lieve) non deve mai essere sottovalutato. Solitamente, il paziente focalizza la propria attenzione sulla eventuale rottura dei legamenti, ma non sono questi a rappresentare il vero problema.
I legamenti della caviglia sono extra-articolari, al contrario del ginocchio. Ciò implica che anche un piccolo trauma può determinarne la rottura. Nella maggior parte dei casi, si tratta di una lesione parziale che viene “recuperata” grazie alla capacità di cicatrizzazione del legamento lesionato, senza alcun postumo.
Il vero problema che può seguire ad una distorsione di caviglia è rappresentato dalla lesione osteocondrale. Si tratta di una lesione della cartilagine articolare che può rappresentare un primo passo verso l’artrosi di caviglia.
Solitamente queste lesioni si manifestano a distanza dal trauma. Per questo, a 3-4 mesi dalla distorsione, è importante valutare la presenza di un’eventuale lesione osteocondrale con una Risonanza Magnetica ed una TAC per valutarne l’estensione e la conseguente gravità del danno.
Altra problematica importante successiva ad un trauma distorsivo di caviglia, sebbene più rara, è l’instabilità articolare. Essa è solitamente cronica e spesso associata ad un piede cavo.
I tempi di recupero a seguito di una distorsione di caviglia dipendono dall’entità del trauma.
In caso di distorsione “lieve” ed in assenza di danni alla cartilagine articolare, con l’aiuto della Tecar Terapia e di ginnastica propriocettiva, è possibile tornare a praticare sport nel giro di 4-6 settimane. In caso di lesione osteocondrale, invece, può rendersi necessario un intervento chirurgico che con la mia equipe viene eseguito grazie a una tecnica completamente artroscopica e mini-invasiva, che consente un ritorno alla normalità nell’arco di 4-6 mesi.
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Articolazione di Lisfranc
I traumi della Lisfranc rappresentano uno dei traumi più comuni del piede negli sportivi, secondo solo ai traumi dell’articolazione metatarsofalangea.
Si tratta di traumi diretti, quando il trauma interessa direttamente l’articolazione (caduta di un oggetto pesante) o più spesso di traumi indiretti come una distorsione (del piede, non della caviglia).
Questo è il meccanismo più comune di lesione della Lisfranc negli sportivi, in particolare nel giocatori di football americano, nella pratica dell’equitazione e, soprattutto in estate, in chi pratica windsurf.
Si tratta di traumi più rari rispetto alla distorsione di caviglia ma che spesso richiedono un periodo di immobilizzazione più lungo (raramente è necessario un intervento chirurgico), con un ritorno alle consuete attività che può variare tra i 3 e i 6 mesi ma che talvolta non permette il ritorno ad attività sportive di tipo agonistico.
Buona e sana estate a tutti!
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