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Foto di una donna con un alluce valgo infiammato che massaggia il piede dolorante.
Federico Usuelli19-dic-2024 10.15.0015 min read

Alluce Valgo: riconoscere i sintomi, scoprire le soluzioni efficaci

L’articolo di oggi si concentra sull’alluce valgo. L'obiettivo è rispondere alle più comuni domande dei pazienti su questa condizione, specialmente per quanto riguarda:
 
  • i sintomi della patologia;
  • le tecniche per la diagnosi;
  • le principali cause;
  • la verità sull'efficacia dei rimedi naturali;
  • i rimedi conservativi e chirurgici più affidabili.

Per rispondere a queste domande è fondamentale studiare il piede nella sua interezza, senza fermarsi all'alluce o alla sola valutazione dell’avampiede.
 

Cos’è lalluce valgo?

L’alluce valgo è una deformità del primo dito del piede, che tende deviare verso le altre dita.

A essere interessati sono il primo metatarso e l’articolazione metatarso-falangea. Infatti è la deviazione in varo del metatarso che porta al valgismo dell'alluce.

Nelle deformità più marcate, questa patologia può compromettere e alterare la normale anatomia di tutto l’avampiede, portando alla formazione delle dita a griffe. Ciò avviene a causa delle alterazioni biomeccaniche in fase di spinta e della mancanza di spazio. Nei casi gravi, può anche avvenire una sovrapposizione del secondo dito sull’alluce.

Foto di un alluce valgo con sovrapposizione del secondo dito

Questo sovvertimento dell’anatomia dell’avampiede porta a un’alterazione della biomeccanica e del passo.

L’alluce valgo però non va considerato semplicemente come una deformità scheletrica. Sono coinvolti anche i tessuti molli, come evidenziato dalla formazione di quella che popolarmente è chiamata cipolla, ovvero un rigonfiamento causato dall’attrito tra l’osso e i tessuti molli vicini.

Questo rigonfiamento può infiammarsi fino a diventare una borsite, che in alcuni casi può ulcerarsi e portare a rischi di infezione.

Pur non essendo una patologia che richieda cure urgenti, è fondamentale monitorare la deformità. Lo specialista deve essere consultato in presenza di dolore significativo, ma anche se la deformità evolve rapidamente.

I sintomi dell’alluce valgo

I sintomi dell'alluce valgo sono molto vari. All'inizio sono lievi e, in alcuni casi, la patologia può essere addirittura asintomatica. Nelle fasi più avanzate, invece, è facile riconoscerlo perché la deformità del metatarso assume proporzioni evidenti a occhio nudo.

In questa fase i sintomi possono includere:

  • Il primo metatarso mostra una deviazione interna, con l’osso dell’alluce sporgente rispetto alla norma;
  • Pelle arrossata o addirittura tumefatta (condizione che è detta “cipolla al piede”);
  • Forte dolore all’altezza dell’alluce;
  • Gonfiore intorno al dito valgo;
  • Calli o ispessimento della pelle;
  • Limitata capacità di movimento dell’alluce;
  • Dolore persistente o intermittente nella deambulazione o quando si indossano le scarpe;
  • Alterazione di pigmentazione dell’unghia e tendenza a sviluppare unghia incarnita
    (onicocriptosi);
  • Calli e ipercheratosi sotto la pianta del piede a livello della base delle piccole dita
    (metatarsalgia);
  • Deformità delle picole dita a griffe o a martello.

 

Foto di un piede con alluce valgo che presenta i sintomi visibili della borsite e delle patologie all'unghia.

Le tipologie di dolore

È sicuramente un sintomo comune il dolore localizzato nella cosiddetta “cipolla”, cioè la sporgenza creata dal metatarso e dalla sua “borsa” verso l’interno del piede. 

La “cipolla” può portare a complicazioni come ulcerazioni cutanee. Infatti, si può sviluppare una borsite molto dolorosa che tende a peggiorare progressivamente, aumentando il rischio di ulcerazioni della pelle.

Il dolore non è sempre localizzato esclusivamente alla zona dell’alluce. Anzi, talvolta, il disagio può riguardare le articolazioni circostanti o persino le dita vicine.

Ciò avviene perché la deviazione dell’alluce, che perde il suo ruolo principale di spinta durante la fase del passo, può determinare un sovraccarico sulle dita minori. Questo si manifesta come un dolore forte sotto la pianta del piede (metatarsalgia). 

Molti pazienti descrivono una sensazione simile ai sassolini nelle scarpe, sotto le dita dei piedi: si tratta in realtà dei metatarsi appesantiti da una mole di lavoro eccessiva per l’inefficienza dell’alluce.

Il dolore causato dalle dita a griffe

In alcuni casi, il dolore è dorsale, cioè si manifesta sul dorso delle dita, che si deformano in “griffe” a causa dell’attrito con la calzatura. Questa situazione può provocare la formazione di calli fastidiosi e dolorosi.

La deformità delle dita è strettamente correlata all’alluce valgo: la deviazione dell’alluce comprime e riduce lo spazio disponibile per le altre dita, costringendole a deformarsi, piegarsi e assumere la caratteristica forma delle “dita a griffe” o “dita a martello”.

Le cause dell’alluce valgo

La causa esatta dell’alluce valgo è sconosciuta. Tuttavia, è possibile riconoscere una serie di fattori di rischio di natura ereditaria o acquisita. I principali sono:

  1. Predisposizione genetica;
  2. Malformazioni del piede congenite;
  3. Lesioni a carico del piede;
  4. Traumi;
  5. Patologie infiammatorie e di natura neuro-muscolare;
  6. Problemi di peso, postura e tono muscolare.

Spesso l’alluce valgo è associato ad altre condizioni o deformità del piede, come il piede piatto, o a malattie sistemiche, come l’artrite reumatoide.

Colpisce prevalentemente le persone in età avanzata, soprattutto di sesso femminile. I casi di iperlassità, più frequenti nelle donne, possono favorire l’insorgenza di alluce valgo in età precoce, persino durante la gioventù.

Foto di una donna con alluce valgo che si massaggia il piede dolorante.

In queste circostanze, è comune anche la presenza di un piede piatto. Tuttavia è fondamentale differenziare tra piede piatto stabile e patologico (“progressive collapsing foot”), che può essere una delle cause di valgismo dell’alluce.

Permette di individuare quei casi (ampia minoranza) in cui è consigliabile correggere retropiede e avampiede e distinguerli da quelli in cui è indicato pianificare una correzione isolata dell’alluce, come procedura chirurgica.

È, quindi, essenziale valutare il piede nella sua totalità, considerando l’avampiede, il mesopiede e il retropiede come parti interconnesse, anziché come aree indipendenti l’una dall’altra.

Esiste una correlazione con i tacchi alti?

Contrariamente a ciò che si potrebbe pensare, tra le cause principali dell'alluce valgo non troviamo l’utilizzo di calzature improprie, come quelle con tacchi alti, rigide o a punta.

Questa condizione si verifica anche tra le donne che, per necessità o scelta, indossano esclusivamente scarpe comode e senza tacco.

Tuttavia, le scarpe con tacco alto o con la punta stretta potrebbero aggravare i sintomi iniziali. Questo tipo di calzature, infatti, può aumentare la pressione sulla zona dell’alluce, causando dolore e infiammazione.

Va sottolineato che la difficoltà di scegliere una calzatura esteticamente appagante non è un problema secondario rispetto al dolore. Entrambe le problematiche rappresentano disagi che questa patologia può causare, ma per i quali oggi esistono soluzioni efficaci. 

Ecco perché la correzione dell’alluce valgo può essere associata ad altre procedura sulle
piccole dita che hanno l’obiettivo di migliorare la calzabilità. Si tratta di procedure che sono state soprannominate “Cinderella Procedures” (l’intervento di Cenerentola), richiamando la famosa scarpetta della fiaba.

La diagnosi dell'alluce valgo

Una valutazione accurata è fondamentale per confermare la diagnosi di alluce valgo. Nonostante sia possibile identificare i principali segni in autonomia e fare una sorta di autodiagnosi, sottoporsi a una visita specialistica resta indispensabile.

Radiografia di un paziente con alluce valgo bilaterale.

Si tratta di una visita ortopedica, durante la quale il medico osserva il paziente in posizione eretta e mentre cammina.

Durante l’esame, lo specialista valuterà sia il grado di deformità che il coinvolgimento dei raggi minori e condurrà una valutazione completa del piede, concentrandosi su:

  • Condizioni di appoggio dell’avampiede e del retropiede;
  • Allineamento del piede;
  • Mobilità dell’articolazione.

Un test di imaging, come quello delle radiografie, è un supporto fondamentale per valutare la gravità e l’evolutività della deformità e, dunque, individuare l’approccio terapeutico più adeguato alla condizione del paziente. È molto importante che le radiografie vengano eseguite in carico, ossia in piedi.

Oggi esistono anche soluzioni più innovative, come la TAC in carico, che permette di studiare lo scheletro mentre esercita la sua funzione, da un punto di vista tridimensionale.

La TAC, infatti, rispetto ad una radiografia standard permette una ricostruzione tridimensionale e la particolarità dell’esecuzione in carico permette di correlare questa visione tridimensionale del piede alla funzione, appunto l’ortostatismo ed il passo.

Esistono poi rielaborazioni supportate da AI (Intelligenza Artificiale) di queste immagini TAC in carico che permettono di eseguire misurazioni accurate e valutazioni di indici che possono predire l’evoluzione della deformità ed aiutare paziente e Specialista ad intervenire nel momento più opportuno.

Le patologie correlate

Valutare correttamente il paziente è fondamentale. Ciò include l'identificazione e valutazione delle patologie che spesso accompagnano l'alluce valgo.

Le più importanti sono:

  • metatarsalgia;
  • griffe delle dita;
  • eventuale deformità del retro-piede (piede piatto o piede cavo).

Sono tutti fattori che non devono essere trascurati nella scelta della terapia e della tecnica chirurgica. Solo così si può ridurre il rischio di recidiva.

Come si cura l’alluce valgo?

La soluzione più efficace per l’alluce valgo è la chirurgia. Solo l’intervento, infatti, può ripristinare la morfologia e funzionalità del piede.

Il trattamento chirurgico ricorre a varie tecniche, tutte volte alla mini invasività. Viene effettuato attraverso piccolissime incisioni, nella maggior parte dei casi dei veri e propri “buchini”.

La bassa invasività permette di:

1. ridurre i tempi chirurgici;
2. evitare il rischio di infezioni intra-operatorie;
3. recuperare più rapidamente e con meno dolore.

Oggi, è stata migliorata dall’avvento della chirurgia mini-invasiva di nuova generazione (MICA). Questa tecnologia, grazie all’utilizzo di tre piccolissimi “buchini” permette una correzione piena anche di deformità rilevanti, e la loro stabilizzazione. Così si riduce il rischio di recidiva e si amplifica il potere correttivo di questa tecnica di nuovissima generazione.

Accanto al trattamento chirurgico dell’alluce valgo esistono anche approcci conservativi. Questi tuttavia rappresentano soltanto rimedi palliativi utili a gestire il dolore, che non consentono di ripristinare forma e funzionalità del piede.

Il ruolo del trattamento conservativo e dei rimedi naturali

Ci sono sono diversi trattamenti non chirurgici disponibili per affrontare una condizione di valgismo degli alluci:

  • Utilizzo di scarpe comode e ampie;
  • Esercizi specifici;
  • Farmaci antidolorifici;
  • Pomate antinfiammatorie;
  • Applicazione di ghiaccio;
  • Bendaggio;
  • Cuscinetti separa dita;
  • Plantari correttivi.

La scelta dipende dalla gravità della deformazione e dalla quantità di dolore al piede che provoca l’alluce valgo.

Quando il dolore non è direttamente causato dalla deformità dell’alluce, ma da un sovraccarico dei metatarsi centrali, l’uso di un plantare con scarico metatarsale può offrire un sollievo temporaneo.

Tuttavia, è importante ricordare che il plantare non ha effetti correttivi, solo di gestione dei sintomi (metatarsalgia).

La sua efficacia può diminuire nel tempo, anche in pazienti che inizialmente ne hanno tratto beneficio, a causa della progressione della deformità.

Proprio per la natura evolutiva e degenerativa della patologia, i rimedi naturali o “rimedi della nonna”, non possono realmente curare l’alluce valgo.

L’intervento chirurgico mininvasivo

Si ricorre all’intervento chirurgico quando l’alluce valgo provoca un dolore al piede invalidante o è in fase progressiva.

La procedura chirurgica prevede la resezione parziale e il riposizionamento dell’osso che sporge. Il trattamento può essere mirato anche su entrambi i piedi nel caso al paziente sia stata diagnosticata una forma di alluce valgo bilaterale.

Esistono diverse famiglie di tecniche chirurgiche:

1. l’approccio chirurgico open con un’incisione diretta;
2. l’approccio mini-invasivo percutaneo, con cui è stata introdotta la chirurgia mini-invasiva;
3. l’approccio mini-invasivo di nuova generazione (MICA), che avviene tramite mini accessi di 3 mm che associa mini-invasività e stabilizzazione della correzione, dando affidabilità alle soluzioni mini-invasive nel tempo e anche per deformità più gravi.

Le “tecniche open” (o chirurgia aperta) prevedono piccole incisioni che permettono al chirurgo di esporre il tessuto osseo per eseguire l’osteotomia desiderata. In questi casi, i mezzi di sintesi diventano necessari per assicurare la stabilità dell'osteotomia.

Il valore delle tecniche mini invasive in chirurgia è descritto dalla parola stessa. Tendenzialmente, infatti, si preferisce questo approccio, perché caratterizzato da:

  • incisioni minime;
  • rispetto massimo dei tessuti molli;
  • tempi chirurgici ridotti;
  • recupero post-operatorio rapido e indolore;
  • ripresa della camminata più veloce.

Per me e la mia squadra, operare con tecnica mini invasiva ha il duplice obiettivo dell’affidabilità della correzione e della mini-invasività dell’intervento che permette al paziente una ripresa più rapida. Il mio team ha introdotto la tecnica MICA in Italia con questo duplice obiettivo ed in tal senso si è speso in questi 10 anni ottimizzando la tecnica e diffondendo l’utilizzo tramite l’insegnamento (Foot and Ankle Academy – Humanitas
University).

I tempi di recupero sono più brevi grazie alla riduzione di dolore, sanguinamento e gonfiore. Ciò velocizza il periodo di convalescenza dopo l’intervento.

Inoltre la tecnica mini-invasiva di terza generazione (MICA) sfrutta i fattori di crescita rilasciati dallo stesso sanguinamento naturale durante l’intervento per favorire e accelerare la guarigione ossea e dei tessuti molli ed al tempo stesso stabilizza la correzione con impianti interni che danno finalmente affidabilità alla tecnica mini-invasiva.

La tecnica mini-invasiva di prima generazione

La tecnica mini-invasiva originariamente non prevedeva l’utilizzo di mezzi di sintesi. Il chirurgo riallineava la deformità grazie a 2 piccole incisioni attraverso le quali venivano inserite piccole frese che correggevano la deformità.

Il paziente poteva caricare il peso del corpo immediatamente dopo l’operazione ed il compito del chirurgo era semplicemente quello di guidare questo processo, grazie a medicazioni e bendaggi correttivi effettuati settimanalmente.

Il limite di queste tecniche, che, nel tempo ogni chirurgo ha personalizzato denominandole con sigle diverse più per questioni di marketing che di tecnica, è proprio il processo di guarigione dell’osso che richiede circa 40-50 giorni. In questi 50 giorni tutto veniva affidato esclusivamente a bendaggi, che è un modo di gestire il processo di guarigione che esponeva a maggiori rischi di recidiva della deformità e che riduceva le capacità di correzione di questa tecnica.

La tecnica mini-invasiva di terza generazione: M.I.C.A.

La M.I.C.A. (Minimal Invasive Chevron and Akin) è una tecnica chirurgica mini-invasiva per la correzione dell’alluce valgo che unisce i vantaggi dell’approccio percutaneo mini-invasivo alla precisione delle tecnica stabilizzate.

Attraverso 3 piccole incisioni millimetriche e sotto guida radiologica, il chirurgo corregge la deformità come nella prima tecnica mini-invasiva, ma la stabilizza internamente con un mezzo di sintesi di titanio che ha la forma del primo metatarsale (materiale anallergico  compatibile con esecuzione di qualsiasi risonanza magnetica in qualsiasi distretto corporeo).

Risultato? Il paziente non ha la percezione di avere questo stabilizzatore internamente al proprio piede, ma questo garantisce stabilità alla correzione fina da subito, protegge del rischio di recidiva aumentato insito nella chirurgia mini-invasiva di prima generazione e consente un carico immediato.

La gestione post-operatoria di questa tecnica prevede un carico immediato con una scarpa simile ad un paio di sneakers (paio di scarpe, invece che singola scarpa per ottimizzare l’appoggio fin da dubito) ed un bendaggio rinnovato a 10 e 20 giorni, che viene rimosso definitivamente a 30 giorni.

Il ritorno ad una sneaker standard è circa a 30 giorni, ad una scarpa più elegante a circa 3 mesi.

I tempi possono variare in base alle indicazioni ad eseguire tempi accessori concomitanti (correzione di altre dita e/o metatarsali).

L’impianto di titanio favorisce una guarigione precoce, rende possibile una correzione mini-invasiva anche per deformità maggiori e non viene percepito dal 98% delle donne.

Nei casi in cui si percepisse la presenza dell’impianto, 6 mesi dopo l’intervento è possibile rimuoverlo in day-hospital senza che questo abbia un impatto sul buon esito della correzione.

Altre opzioni chirurgiche

Nei casi in cui non sia possibile operare in modalità mini-invasiva, si fa ricorso ad altre valide tecniche. Ricordiamo, infatti, che l’obiettivo principale della chirurgia è quello di ottenere nuovamente un piede funzionalmente efficiente ed esteticamente appagante, indipendentemente dalla tecnica utilizzata.

Un altro aspetto fondamentale, come dicevo prima, è distinguere una deformità isolata da una deformità parte di una sindrome. In quest’ultimo caso è fondamentale correggere tutti i malfunzionamenti nel piede e non solo il valgismo dell’alluce, associando nuovi tempi chirurgici alla correzione dell’alluce valgo.

I tempi di recupero post-operatori

L’operazione per correggere l’alluce valgo è assai breve e dura circa 20-30 minuti.

In linea generale, si tratta di interventi programmabili, eseguiti in regime di day hospital con anestesia periferica (addormentando l’arto dalla gamba o dalla caviglia in giù). Per chi prova ansia o paura, è possibile abbinare una sedazione, che permetta alla paziente di affrontare l’esecuzione dell’intervento tranquilla e rilassata.

Dopo l’operazione, il desiderio di tornare a indossare le proprie scarpe è molto forte. I tempi di recupero dipendono dal tipo di intervento effettuato, ma di solito, alla paziente viene concesso il carico immediato con scarpe post-operatorie, piane e dedicate, da portare per 4 settimane.

Ci vogliono più o meno 30 giorni dall’intervento per poter tornare a camminare con un paio di scarpe comode. Anche l’attività sportiva blanda e in acqua viene concessa dopo circa 30 giorni.

Servono fino a 90 giorni, invece, per riprendere a indossare i tacchi alti. Tre mesi è anche il tempo necessario per la ripresa dell’attività sportiva intensa.

Quando è meglio operarsi?

Molte donne mi chiedono quale sia la stagione migliore per sottoporsi all’intervento. L’operazione è semplice e quindi adatta a tutte le stagioni. 

In estate, il dolore diminuisce grazie anche all’utilizzo di scarpe aperte, ma è anche la stagione dove i nostri piedi sono più in vista (ricordiamoci di proteggere le cicatrici nei primi mesi con crema solare protettiva) e in cui il caldo amplifica il gonfiore post-operatorio.

In ogni caso è importante non aspettare l’ultimo momento e programmare per tempo l'intervento, quando sia necessario.

Offro sempre un semplice questionario di 4 domande come facile guida:

  • non mi piace (l’alluce ha un impatto estetico da non sottovalutare)
  • mi fa male
  • mi limita nelle calzature
  • evolve

Quando rispondo in modo positivo a 3 di queste 4 domande, sono una candidata a chirurgia.

Quando rispondo positivamente a 2 domande su 4 probabilmente ho bisogno del consiglio di uno specialista.

 

 

BIBLIOGRAFIA

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