Martello, maglio, griffe: le deformità delle dita

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Le dita dei piedi, come del resto quelle delle mani, sono formate da tre falangi; fa eccezione l’alluce, che come il pollice ne ha due.

Un osservatore distratto potrebbe pensare che le dita dei piedi non rivestano una funzione particolarmente importante ma non è così: se rimanessimo senza il loro supporto, mantenere l’equilibrio nella stazione eretta e durante la deambulazione sarebbe molto più difficile.

D’altra parte, proprio perché devono sopportare stress ripetuti, è bene non sottovalutare il loro stato di salute, per evitare di ritrovarsi a risolvere situazioni patologiche che, oltre al problema estetico, possono essere dolorose ed avere un serio impatto sulla nostra qualità della vita.

Abbiamo già detto che il piede è una parte anatomica delicata e che le articolazioni e le ossa che lo compongono sono collegate e dipendenti fra loro. Per questo motivo, nell’articolo che segue parleremo di deformità delle dita e di come prevederle, prevenirle e risolverle nel modo più semplice.

Anticipando i prossimi paragrafi possiamo dire che le deformità delle dita sono patologie che non si presentano mai isolate.

Dita a martello, dita a griffe e dita a maglio infatti il più delle volte, sono legate alle deformità del primo metatarso: l’alluce valgo o alluce rigido.

Il primo, a causa della defomità in valgo, va a rubare spazio alle dita obbligandole a deformarsi, nel secondo invece la deformità è soprattutto legata al sovraccarico a causa della scarsa funzionalità dell’alluce (appunto rigido.)

Anche il piede cavo può portare allo sviluppo di deformità che coinvolgono le dita. Spesso vengono interessate tutte le dita in modo uniforme. In questo caso si parla di un vero sbilanciamento muscolare dovuto proprio alla patologia di base: il cavismo del piede.

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Le dita a martello

Le falangi delle dita, sia per le mani che per i piedi, sono dette prossimali, medie e distali (a partire da quelle più vicine al corpo). Le dita a martello sono una deformità che coinvolge la falange prossimale e intermedia delle dita, che si flettono fino a rendere impossibile la completa estensione. Le dita coinvolte sono principalmente il secondo dito, talvolta anche il terzo, raramente il quarto.

Questa deformazione può diventare piuttosto dolorosa, specialmente quando le dita sono compresse da una calzatura stretta o rigida. Spesso, infatti, si vengono a formare vistosi calli sul dorso delle dita, per via del continuo sfregamento con la superficie interna della scarpa.
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Le dita a griffe

Le dita a griffe sono una deformità non molto diversa dalle dita a martello. La differenza è che nel dito a griffe non è coinvolta la sola falange prossimale e intermedia ma è l’intero dito a prendere una conformazione ad “artiglio”, incurvandosi ad arco verso l’alto.

Di solito, le dita interessate da questa patologia sono il secondo ed il terzo; come già spiegato, anche le dita a griffe si accompagnano spesso ad alluce valgo, rigido e al piede cavo e nei casi più gravi possono accavallarsi completamente all’alluce stesso, determinando una condizione che rende molto doloroso persino indossare un normale paio di scarpe e che può avere effetti importanti sulla qualità della vita di chi ne è affetto.
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Le dita a maglio

Le dita a maglio, infine, differiscono ancora dalle due deformità precedenti: come per le dita a martello, la curvatura della falange è verso il basso ma in questo caso solo la falange distale è interessata.

Le dita dei piedi, quindi, nella conformazione “a maglio” puntano letteralmente verso il terreno. Anche le dita a maglio, se trascurate, possono ovviamente creare molti problemi nel medio e nel lungo periodo.
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Le cause

Le patologie delle dita possono essere determinate da traumi grandi e piccoli e dal continuo stress cui sono sottoposti i nostri piedi. Infatti sono determinate da uno squilibrio legato principalmente al primo metatarso [alluce valgo o rigido] e talvolta al piede in toto come nel caso del piede cavo.

Alcune patologie di base come l’artrite reumatoide possono, inoltre, facilitare l’insorgenza di queste condizioni patologiche e complicarne il decorso.

Sicuramente bisogna anche tenere conto della calzatura. Ancora una volta ci tengo a sottolineare che non è la calzatura ad indurre la deformità, ma questa può indubbiamente peggiorare la sintomatologia e renderla insostenibile.

Non bisogna solo pensare alle scarpe con il tacco e strette in punta, ma più in generale a chi è costretto a stare in piedi o camminare con calzature non comode o inadeguate, come anche, per motivi di lavoro, le scarpe anti-infortunistiche.
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La visita specialistica

Ancora una volta, rivolgersi ad uno specialista può essere risolutivo, sebbene in questo caso non sia la diagnosi ad essere in discussione. Questa si presenta come palese e la maggior parte delle volte non è necessario effettuare ulteriori analisi per individuarla!

L’opinione dello specialista è invece rilevante per determinare il trattamento ideale ed individuare eventuali patologie correlate, che devono essere sotto controllo per garantire che i risultati della eventuale terapia siano duraturi.

L’approccio del medico specialista deve infatti tenere in considerazione tutto il piede valutandone la biomeccanica e le sue alterazioni; senza questi accorgimenti, si rischierebbe infatti di effettuare trattamenti inutili, che risolverebbero il problema solo temporaneamente.

Ecco perché la radiografia in carico continua ad essere, anche per le patologie solo dell’avampiede, un esame fondamentale ed imprescindibile.
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A domanda, risposta

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